Addio al mercato garantito: quando?

Il Governo ha deciso di rimandare di un anno il termine per l’abolizione del regime di maggior tutela delle tariffe elettriche e del gas al luglio 2019.

Non è facilissimo capire chi ci guadagna e chi ci perde. Molto dipende dal mercato e dalle condizioni previste dai contratti. Il principio di massima è che il prezzo dell’energia al cliente finale viene stabilito direttamente dal fornitore. Può succedere, però, che in una fase di prezzi delle commodity in ascesa - come accadeva fino a qualche tempo fa col petrolio - fermare il prezzo dell’energia per due anni si possa rivelare conveniente rispetto alla maggior tutela, che subisce invece aggiornamenti periodici.

È una situazione analoga a quella che si ha quando si deve scegliere tra mutuo a tasso fisso o a tasso variabile. Resta il fatto che, comunque, molte famiglie (nel 2015 il 32% di esse, secondo l’Autorità per l’energia) sono già passate al libero mercato - convinte dalle politiche di marketing delle utility - ma che in molti casi si sono ritrovate a pagare di più.

Il rinvio di un anno dell’abolizione della maggior tutela non sembra invece preoccupare granché le aziende distributrici, che comunque continueranno a mantenere i clienti nella fascia protetta: ad esempio, solo per Enel, che controlla metà del mercato, questi sono circa 20 milioni. Quando scatterà l’obbligo di passare al libero mercato – luglio 2019, ripetiamo –, queste società saranno esposte al rischio di vedersi soffiare i clienti dalla concorrenza.

È dunque possibile che in quella congiuntura abbiano una spinta maggiore a proporre condizioni più favorevoli rispetto a quelle proposte oggi e che cercheranno di vendere servizi aggiuntivi che possano catturare l’interesse del cliente. Non a caso, la strategia commerciale e di marketing che punta su maggiori servizi da vendere ai clienti è uno dei pilastri del piano industriale di Enel 2017-2019.

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