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Quanto consuma un albero di Natale?

Consumo albero di Natale

L’albero di Natale è immancabile nelle case degli italiani: oltre l’80% delle famiglie non vuole rinunciarci. E infatti, ogni anno ne vengono venduti più di 8,5 milioni: per l’esattezza, 5 milioni di alberi di Natale in plastica e circa 3,5 milioni di veri.

Visto che ogni anno gli italiani addobbano circa 13,5 milioni di alberi di Natale, calcolatrice alla mano possiamo dire che appena il 40% dei nostri connazionali riutilizza l’albero degli anni precedenti.

Questo ricambio annuale degli alberi si traduce in un impatto ambientale non trascurabile, che è però molto diverso tra finti e veri. Un albero di Natale artificiale tra produzione, trasporto e smaltimento ha una impronta carbonica media di 40 kg di CO2.

La scelta più ambientalista è quindi l’albero di Natale vero, che consuma meno: si calcola un’impronta carbonica di 4 kg di CO2, un decimo della versione artificiale! A patto di smaltirlo bene, però: l’albero di Natale può essere piantato nel terreno oppure conferito alla discarica, per diventare compost.

Quanto inquina un albero di Natale?

Eppure 7 italiani su 10, ogni anno, scelgono di acquistare un nuovo albero sintetico. Lo fanno perché viene ritenuto comodo da trasportare e da conservare in casa, oppure perché sporca di meno rispetto a un esemplare vero (che, tipicamente, perde gli aghi dovendo sopravvivere nei nostri caldissimi salotti).

L’albero di Natale artificiale, infine, costa meno. Se l’impatto sul portafoglio è più basso, non è così per l’ambiente.

Un albero artificiale è spesso prodotto in plastica PVC (Polivinilcloruro), un materiale altamente inquinante e di difficile smaltimento. Spesso l’origine di questa materia prima non è nemmeno certificata: facile immaginare che sia prodotto in Paesi molto lontani dal nostro, dove i diritti dei lavoratori sono meno forti.

Una volta confezionato chissà dove, il prodotto viene spedito per raggiungere i punti di grande distribuzione, negozi e centri commerciali. E questa fase di trasporto comporta un’enorme immissione di gas serra nell’atmosfera.

E non è tutto: materiali come il PVC impiegano centinaia di anni a biodegradarsi nell’ambiente, se non correttamente smaltiti. E raramente lo sono.

Quanto dovrei conservare l’albero artificiale?

Per ammortizzare l’impatto ambientale di un albero in plastica, è stato calcolato che una famiglia dovrebbe conservarlo e riutilizzarlo dai 9 ai 20 anni, nei casi più inquinanti anche 30. Nell’esperienza di chiunque, si tratta di uno scenario praticamente impossibile: nessun albero di Natale finto mantiene la propria qualità così a lungo.

L’albero vero è più green

Al contrario di quanto si possa pensare, invece, il commercio di abeti naturali non influisce sulla popolazione boschiva: la stragrande maggioranza degli esemplari viene infatti coltivata da aziende e vivai specializzati, che contribuiscono a salvaguardare territori, popolandoli di abeti, altrimenti abbandonati e soggetti al dissesto idrogeologico.

Circa il 90% di questi deriva da coltivazioni in vivai. Mentre il restante 10% è invece non un vero e proprio albero, bensì una punta di abete, risultato delle potature fatte ogni anno dalle guardie forestali.

Si tratta di un’opzione ancora più green: questi “non alberi” non danneggiano perciò l’ambiente, ma servono alla sopravvivenza e alla salvaguardia dei boschi.

Occhio alle certificazioni!

È comunque una buona pratica acquistare abeti da rivenditori autorizzati, diffidando di chi offre un prezzo stracciato.

In mancanza delle certificazioni FSC e PEFC, create per tutelare la salute forestale e il controllo della trasparenza nella filiera del legno, è comunque possibile che un abete naturale provenga da un traffico illecito, potenzialmente non sostenibile. Potrebbe effettivamente trattarsi di un albero “rubato” a un bosco.

Come riciclare gli alberi?

Dovete buttare via un albero di Natale e sono sapete come fare? Ecco qualche consiglio.

Gli alberi in plastica di grandi dimensioni vanno consegnati alle stazioni ecologiche comunali, che li smaltiranno correttamente: non abbandonateli in un cassonetto dei rifiuti o, peggio ancora, nell’ambiente.

Quelli artificiali di taglia piccola, invece, possono essere anche smaltiti nella differenziata (plastica), ma è bene consultare sempre le regole del proprio Comune.

Per quanto riguarda gli abeti naturali, quasi il 90% non sopravvive dopo le festività. Tranquilli, non è colpa vostra: vengono spesso venduti con poche radici, oppure in vasi troppo piccoli, o con terra insufficiente a garantirne la sopravvivenza.

Quali sono perciò i modi e le iniziative corrette per poter smaltire o dare una nuova vita al proprio albero?

Se l’albero non possiede radici ed è una punta d’abete, non potrà essere trapiantato dopo le festività: è possibile informarsi per portarlo all’isola ecologica del proprio comune, per triturarlo e trasformarlo in compost, oppure utilizzarlo nella propria compostiera domestica, se ne avete una. Il tronco può diventare della legna da ardere nel camino: anche qui, se ce l’avete.

Se il clima lo consente, e l’albero è stato acquistato con le radici, lo puoi trapiantare nel giardino alla fine delle festività o tenerlo in vaso per l’anno successivo.

Se lo compri in un buon negozio, puoi chiedere al vivaista di indicare il metodo più idoneo per lo smaltimento di un albero acquistato: alcuni vivai lo ritirano al termine delle festività e lo conservano fino al Natale successivo. Una sorta di autorimessa per alberi.

Spesso anche i Comuni organizzano programmi di ritiro presso centri di raccolta o progetti di ripiantumazione.

Purtroppo, poche persone aderiscono a queste belle iniziative. Legambiente e Amsa (Azienda Milanese Servizi Ambientali) qualche anno fa lanciarono un appello proprio a causa del basso numero di alberi portati nei punti di riciclo organizzati dopo le feste.

Dove portare il tuo albero di Natale usato

Le iniziative nelle città italiane sono molte.

A Roma Ama, insieme all’Assessorato all’Ambiente di Roma Capitale e al Corpo Forestale dello Stato, organizza ogni anno una campagna di raccolta di abeti di Natale presso i centri di raccolta dislocati nella capitale. I cittadini possono consegnare i propri abeti nelle eco stazioni allestite per la raccolta straordinaria di rifiuti ingombranti. La raccolta inizia dopo l’Epifania e dura per circa una settimana.

A Firenze c’è il Parco Poggio Valicaia, che permette ai proprietari di abeti veri di affidare il proprio albero al parco, che lo custodirà fino al Natale successivo. Dopo 4 anni, i responsabili del parco si sono presi cura di più di 600 alberi.

In Svizzera, in particolare a Locarno e Lugano, gli abeti da smaltire vengono gettati nelle acque del lago per creare un ambiente favorevole alla riproduzione del pesce persico, oltre che diventare rifugio e nido per molte altre specie di animali. La Sezione Pesca del Golfo di Lugano organizza infatti ogni anno, a inizio gennaio, una raccolta di alberi di Natale da destinare all’iniziativa.

Infine, a Verona viene proposta “Ri-Albero”, che consente di affidare il proprio albero sintetico a un corretto smaltimento. Le aziende che hanno lanciato il progetto, Garden Floridea e Amia (Azienda Multiservizi di Igiene Ambientale), promuovono inoltre l’acquisto di un albero naturale o di un albero sintetico certificato. Lo scorso anno il progetto ha portato alla raccolta e allo smaltimento di circa 600 kg di materiale plastico.

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